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Cos’è la User Experience
Quante volte hai sentito nominare ls User Experience negli ultimi anni? Sicuramente moltissime, anche se spesso e volentieri questa professione viene utilizzata erroneamente o confusa con altre discipline ben distinte.
Devi sapere che il termine user experience (abbreviato come UX) è stato introdotto soltanto a metà degli anni 90 da Donald Norman, un guru dell’ergonomia e del design. La letteratura a riguardo non è quindi così vasta come ci si potrebbe aspettare, nonostante ormai siano stati condotti molti studi sul tema.
Se non lo hai letto, ti consiglio un libro molto interessante che introduce il concetto di complessità nel mondo e nelle nostre tecnologie. Tutto ruota intorno al design e Norman usa moltissimi esempi concreti, presi dalla vita quotidiana, che sì, ti faranno anche divertire: Lo trovi su IBS
Partiamo intanto dalla semplificazione del concetto iniziando a tradurre letteralmente. User Experience sta per esperienza utente e si riferisce (citando proprio Il Nielsen Norman Group) a ciò che “…comprende tutti gli aspetti dell’interazione dell’utente finale con l’azienda, i suoi servizi e i suoi prodotti“.
Si indicano le percezioni e le risposte che derivano dall’uso effettivo o anticipato di un prodotto, sistema o servizio: insomma la vera e propria digital experience. Tutta l’esperienza è influenzata dalla facilità di apprendimento: quanto impiega un neofita ad usarlo per la prima volta? È intuitivo?
A cosa serve curare la User Experience?
Bene, una definizione dell’esperienza utente l’abbiamo data. Ora è il momento di scoprire a cosa serve dedicarsi a questa disciplina!
Spesso e volentieri quando si tratta di realizzare un prodotto o un servizio, specialmente se questo fa parte del mondo digitale e web, non ci si pone molte domande su chi sarà l’utilizzatore finale. Ahimè questa maniera di progettare porta con sé tanti rischi, come quello di rendere l’esperienza di utilizzo frustrante.
Immagina di dover aver a che fare con uno strumento simile:
Se lo ha già visto da qualche parte sicuramente non lo avrai dimenticato. Ma ad un primo impatto come diamine ti approcceresti ad un tale oggetto?
Beh, sicuramente vederlo contestualizzato aiuta a comprenderne lo scopo:
Ecco, in sostanza l’esperienza utente dovrebbe essere studiata ad hoc per comprendere come il cervello umano del target di riferimento possa reagire e interagire con un’interfaccia.
Capirai che vi sono dei principi mentali che impattano sull’esperienza d’uso complessiva. Vediamo insieme alcuni impatti psicologici più diffusi, portandoli concretamente nello specifico dei siti web.
I 6 principi dello UX design
- Apprendibilità (learnability): il sito deve essere facile da imparare! Mai sentito parlare degli zero learning systems? Sono quei sistemi che neutralizzano le differenze degli utenti nell’esperienza di utilizzo. Si riferiscono a siti che rendono immediatamente chiaro come eseguire i compiti previsti.
- Piacevolezza (likeability): diciamocelo, anche l’occhio vuole la sua parte. Nella UX più un sito è piacevole, smooth e confortevole, più l’utente sarà propenso a spenderci del tempo e a tornarci. Perché non provi a dare un’occhiata ai lavori di UX che noi di Graffette realizziamo? Scoprili ora
- Memorabilità (memorability): il sito deve essere facile da ricordare, anche eventualmente dopo un lungo periodo di inutilizzo.
- Inviti all’uso (affordance): ogni sito web dovrebbe comunicare chiaramente, attraverso la sua apparenza visiva, una certa modalità d’utilizzo, senza la necessità di sforzi cognitivi.
- Errori: gli errori sono inevitabili, ma bisognerebbe quanto meno limitarne l’impatto, evitando i percorsi irreversibili. Pensa a quanto è frustrante su un sito di prenotazione biglietti aerei, dover ricominciare da capo ogni volta che ti rendi conto di aver selezionato una data scorretta!
- Consistenza (consistency): ogni aspetto del sito web deve garantire la cosiddetta consistenza interna, ovvero l’uniformità e la coerenza in tutti gli elementi che lo caratterizzano.
Differenza tra UI e UX
Ricordi che all’inizio dell’articolo raccontavo che spesso la User Experience viene confusa con altre discipline? Ecco, una di queste è proprio la UI, ovvero User Interface.
Il fatto che la UI e la UX siano due facce della stessa medaglia non aiuta di certo, e rende ancora più difficile capire dove finisce una disciplina e dove inizia l’altra.
Diciamo che per User Interface si intende la vera e propria interfaccia grafica che funge da mediatrice tra il servizio e l’utente. Lo UI designer si concentra sull’esperienza visiva dell’utente e determina come questo interagisce con un’interfaccia, sia questa un’applicazione, un videogioco o un sito web.
Se dovessi fare una metafora considererei lo UX designer come l’architetto, che progetta assieme al committente gli spazi di una casa rendendoli funzionali per i suoi scopi. Lo UI designer invece mi piacerebbe paragonarlo a chi si occupa dell’interior design, predisponendo e arrendendo senza lasciare nulla al caso gli ambienti.